E’ un periodo particolare per David Bowie. E’ diventato una superstar della popular music grazie al suo alter ego Ziggy Stardust. Ha registrato altri due dischi: Alladin Sane, intrigante e teatrale, concepito sull’onda glam di Ziggy che tanta fortuna ha portato a David e Pin Ups, di fatto, l’inizio dell’epurazione di alcuni membri degli Spiders From Mars. Un pensionamento non vissuto benissimo da parte di tutti gli attori coinvolti.
In mezzo c’è un autore ossessionato che vive al limite della paranoia. Uno stato che si aggrava a causa dell’inizio di dissapori che porteranno alla rottura e ad una disputa processuale tra lo stesso Bowie e il grande capo della MainMan, Tony Defries e l’eccessivo uso di cocaina.
Bowie accarezza l’idea di realizzare un musical distopico basato su 1984 di George Orwell. Comincia a scrivere dei brani ma il progetto naufraga per volontà della vedova dello scrittore che non concede i diritti. Abbandonerà anche quello di portarci anche Ziggy in teatro. Il primo strappo con la sua creatura di maggior successo. E’ anche il periodo dell’incontro con William S. Burroughs. Il focus dell’artista si sposta verso la realizzazione di un concept album che mettesse insieme le visione post apocalittiche di Burroughs (Wild Boys) e Orwell. Torna Tony Visconti che era stato licenziato proprio su pressioni dell’agenzia MainMan e nasce un nuovo alter ego. E’ Halloween Jack e, seppur non lontano da Ziggy, racconta di un altro mondo lontano dalle aracnidi marziani ma ancora più suggestivo.
Mick Ronson è alle prese con un suo progetto solista e non partecipa alle registrazioni. Sarà lo stesso Bowie a eseguire le parti di chitarra che risulteranno più grezze e perfette per il disco. Così David Bowie ci porta a Hunger City il 24 maggio del 1974 dove bande di giovani vivono in cima ai palazzi a Manhattan e hanno il potere sulla città, dove viene celebrato l’amore per la cocaina e c’è la preoccupazione per un controllo sociale basato sulla tecnologia. Apparentemente è ancora legato a quel filone del glam che tanto era di moda allora ma non proprio così. Un ascolto più attento troverà altre influenze: il rock ‘n roll dei Rolling Stones, un’influenza punk (meglio dire proto-punk) e quella nascitura fascinazione per il soul che poi sarà conclamata nei due lavori successivi: Young Americans e Station To Station. Lo stesso Bowie battezzò questa strana commistione di generi musicali come “plastic soul”.
Così l’artista sacrifica l’importante esperienza di Ziggy per un olocausto spaventoso. Ma fa di più. Mette la pietra tombale sul glam, su una certa logica festaiola e ottimista aprendoci gli occhi su quello che ci stavano preparando. Strano che a Top of the Pops qualcuno avesse profetizzato (seppur in modo allegorico, intendiamoci) le distorsione della modernità e non ce l’abbiano fatta fior di intellettuali, economisti, scienziati e filosofi.
Se volete capire bene il presente e qualcosa anche deli anni a venire dovete ascoltare Diamond Dogs. In ogni caso, per cinquant’anni nessuno ha voluto sentire.
di Paolo Pelizza
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