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"L’improvvisazione per conoscere se stessi"  Intervista a: Takumi Fukushima di Fabio Pigato

  • francescocaprini
  • 8 apr
  • Tempo di lettura: 3 min


Takumi Fukushima è una violinista con solidi studi di musica classica alle spalle. Collabora con innumerevoli musicisti e la sua musica spazia in vari ambiti. Sperimenta creando una forte empatia con il pubblico e fornendo gli spunti per conoscere meglio noi stessi tramite l’arte dell’improvvisazione.

Essendo Takumi una persona molto sensibile e disponibile, le abbiamo fatto alcune domande per approfondire meglio questo concetto.

 

Ciao Takumi. Prima di tutto ci racconti come hai scelto di suonare il violino?

TF: Avevo cinque anni, i miei genitori mi permettevano di guardare la televisione per mezz’ora al giorno. Ero molto concentrata nella visione del mio programma preferito, quando venne a farmi visita il mio insegnante che mi chiese se volevo imparare a suonare il violino. Risposi di si, anche se io non me lo ricordo perchè ero assorbita dalla televisione. Quando iniziai le lezioni chiesi ai miei genitori come mai mi avessero mandato a scuola di musica e loro mi dissero: “sei stata tu a decidere, non te lo ricordi?” (risate!)

 

Ascoltando la tua musica, in particolare la collaborazione con Paolo Angeli, (https://www.youtube.com/watch?v=bst-G-S7iN0)  le tue sonorità mi hanno fatto pensare alle sperimentazioni della No-Wave, di gruppi come DNA e Television. Quali sono le tue influenze?

 

TF: Ho studiato musica classica fino all’età di ventidue anni. A quei tempi un gruppo di musica Avantgarde-Rock giapponese gli After Dinner (per chi volesse ascoltarli, questo è il link ad uno dei loro album: https://www.youtube.com/watch?v=3CahygtsXQE), mi chiesero di registrare una parte di violino in un loro album. Entrai in studio, mi diedero uno spartito ed io eseguii la parte. Subito dopo questa collaborazione mi chiesero di unirmi a loro per la tournée europea. Accettai e quando iniziammo a suonare, mi dissero: adesso devi improvvisare. Abituata a studiare la musica tramite spartito, chiesi cosa avrei dovuto fare e la risposta fu: fai quello che ti piace. Fino a quel momento non avevo mai pensato a cosa mi piacesse, ma solamente ad eseguire quello che mi veniva insegnato. Fu da quel momento che iniziai a sviluppare un mio gusto. In Europa poi, incontrati molti musicisti che stavano facendo la stessa ricerca e mi aiutarono a capire meglio quello che volevo diventare. Queste furono le mie principali influenze, più che un gruppo oppure un genere musicale.

 

Effettivamente, assistendo alla tua esibizione, mi è sembrato di partecipare ad un atto di Teatro Panico (A. Jodorowsky: https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_Panico) Una forma d’arte che parla il linguaggio dell’inconscio.

TF: Si, io cerco sempre di andare a fondo nella conoscenza di me stessa. Quando arrivo al più profondo, sento di riuscire a comunicare in modo arcaico con le persone che mi sono davanti. Un concetto di comunicazione non verbale. Questa per me è una ricerca costante. Creare un tipo di comunicazione che passi tramite le emozioni.

 

Mi è sembrato che tu inserisca anche dell’ironia in alcuni momenti dei tuoi concerti è corretto?

TF: Non so se si possa parlare di ironia. Quando ad esempio mi cade l’archetto, oppure faccio un suono strano, cerco di vivere questi piccoli errori con sincerità. Vivo quel momento è inutile cercare di fingere, devo accettarmi come sono.

 

Adesso l’ultima domanda, l’improvvisazione come forma d’arte, cosa ti ispira di più?

TF: La natura mi ispira molto. Anche i sentimenti e le emozioni che provano le persone mi ispirano. Non sempre è facile entrare in questo modo di pensare, soprattutto per chi come me, ha alle spalle anni di studi classici. L’improvvisazione non è quello che posso fare io, ma trasmettere al mio strumento le sensazioni dell’ambiente circostante e del pubblico. L’improvvisazione deve sempre essere diversa, se piove, se c’è il sole, oppure se fa freddo. Queste cose le devo trasmettere tramite le note e per fare questo devo essere sincera, sentire ed ascoltare, non con le orecchie, ma bensì con il cuore.

 

Grazie mille Takumi per le tue bellissime parole

 Grazie a te Fabio


L’improvvisazione per conoscere se stessi

Intervista a: Takumi Fukushima

di Fabio Pigato

 

 

 

 

 

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