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Intervista/Video a Giorgio Canali. Di Fabio Pigato

francescocaprini



Giorgio Canali è un amico di vecchia data del Centro Stabile di Cultura. Rocker senza compromessi, sempre pronto a provocare per far riflettere. Questa sera ci presenta Venti, il suo ultimo album, scritto e registrato durante il lockdown.

Ecco cosa gli abbiamo chiesto

 

FP: Ciao Giorgio. Venti è stato registrato durante il lockdown. Per la prima volta non hai potuto condividere le sessioni in studio con il resto della band. Questo isolamento, come ha influenzato i nuovi brani?

GC: Sì,eravamo chiusi in casa. Ognuno a casa sua. Tranne io che ero a casa di Steve (Dal Col), mentre lui era a MiamI. Ero lì per caso, poi ci hanno blindati e avevo con me il mio pc e la scheda audio. Mi sono messo nella cucina del Bed and Breakfast sopra lo studio di registrazione a buttar giù delle idee. Le ho fatte girare agli altri membri della band e anche loro hanno aggiunto nuove idee. Quando sono venuti fuori dieci pezzi Steve ha detto: “perchè non facciamo un doppio? Tanto siamo chiusi in casa, che cazzo facciamo?” Siamo andati avanti. Poi Steve ha detto: “perchè non facciamo un triplo?” Gli ho risposto che non siamo gli Yes e andava bene così.

Venti canzoni bastano.

 

FP: Come ti sei trovato a lavorare separato dagli altri ragazzi?

GC: Sicuramente la cosa è, rispetto al resto degli album, più precisa. Noi non usiamo mai il click. Non usiamo mai il metronomo. Suoniamo senza cuffie, improvvisiamo insieme nella stessa stanza, registrando in presa diretta le idee, strutturandole in forma ipotetica di canzone. Poi dopo, quando  mi trovo con questo materiale grezzo, comincio a scriverci le cose sopra. Sto giro è andata diversamente. Partivano le idee sia da me che da Steve che da Marco e da Luca. Addirittura quattro pezzi sono fatti proprio dalle batterie. Una forma nuova.

 

FP: Lo scorso anno hai suonato molto da solo. Io ti ho visto all’ Upside Fest di Chiuppano. Anche questo ha contribuito a cambiare il tuo approccio?

GC: Quando suono da solo è per un motivo particolare. Non ci sono i soldi per il gruppo, oppure non si può fare abbastanza casino con il gruppo. Credo di avere il batterista più rumoroso della storia. (Luca Martelli ndr.)

Semplicemente per questo.

Quando giro da solo è anche per eseguire un altro tipo di repertorio. Se facessi con il gruppo i pezzi che faccio da solo, si addormenterebbero dietro di me, e non va bene.

Sono due concetti diversi. Lo faccio da anni ormai.  Prima eravamo partiti con una formula “rosso tiepido” in due o tre. Poi si è ristretta ancora di più. Sono io la mia chitarra e una loop machine che faccio funzionare in tempo reale, ci canto sopra e faccio le mie stronzate.

Alla fine è disciplina anche quella. Venti è un disco più disciplinato degli altri semplicemente perchè c’e un click da seguire. Per il resto è come se ci fossimo trovati a suonare insieme, perché alla fine le idee partono da uno e ci si attacca dietro. Invece che essere immediata la cosa è a distanza e a volte per arrivare ad avere un pezzo ci vuole una settimana.

 

FP:In Eravamo Noi, fai uno spaccato politico e sociale dell’Italia degli ultimi quarant’anni. Dall’Eskimo blu, passando per Calvi e le monetine lanciate a Craxi.

La storia recente purtroppo non viene spesso raccontata. Cosa ne pensi?

GC: Sono i miei sessantatré anni, messi giù a scansioni di dieci per dieci. Con un occhio rivolto sempre a quelli dieci anni più vecchi di me, che son quelli che, a seconda dei casi, o dei decenni, ammiravi o detestavi.

Non frequentando l’ambiente scolastico non so cosa si insegni oggi rispetto alla storia contemporanea. So che la storia che ho studiato io a scuola, aveva bisogno di un’applicazione particolare per leggere dietro le righe e capire come funziona.

La storia non va studiata per prendere trenta ad un esame. Va studiata per prendere una lezione e capire cosa sta per succedere e cosa succederà dopo.

 

FP: Grazie Giorgio. Adesso ti faccio l’ultima domanda. Quella per cui mi puoi tranquillamente mandare affa***

Cosa ne pensi della collaborazione tra Iggy Pop e i Maneskin?*

GC: Figata!

Amo i Maneskin e adoro Iggy Pop, perciò penso che in questo momento sia la mia cosa preferita.

No, non l’ho ancora sentito, ma prometto che lo sentirò.

 

Grazie Giorgio.


Intervista a Giorgio Canali

Di Fabio Pigato

 

*l’intervista è stata fatta il 07/08/2021 la stessa settimana della pubblicazione del brano dei Maneskin feat. Iggy Pop

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