Intervista al videomaker AMARO autore dei video di Stefano Attuario e Roberto Bonfanti pubblicati in questi giorni.
- francescocaprini
- 2 giorni fa
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Partiamo con la segnalazione di due collaborazioni recentissime di Amaro con artisti underground della scena lombarda: Stefano Attuario per il brano "Insetti" e Roberto Bonfanti per video di "Poi il tempo", il singolo che anticipa il nuovo progetto musicale dello scrittore, accompagnato dalle sonorizzazioni di Max Zanotti. Ma la lista, delle collaborazioni e progetti realizzati è più lunga. Ecco l'intervista al video/maker Amaro durante la quale abbiamo scoperto che coltiva la sua professione con discrezione e lontano dalle luci colorate del "bisnezz" musicale, declinando ogni invito ad apparire pubblicamente spostando, preferibilmente, l'attenzione sui suoi lavori. Una scelta che apprezziamo.
Buongiorno, cominciamo con i complimenti per i lavori realizzati con Stefano Attuario e Roberto Bonfanti.
1) Si sente soddisfatto?
Grazie mille, fa davvero piacere ricevere questi complimenti, soprattutto per progetti a cui ho tenuto molto come quelli con Stefano e Roberto.
Sono contento del percorso che sto facendo e di come questi lavori siano stati recepiti.
Poi certo, riguardando le cose trovo sempre qualcosa che oggi farei in modo diverso, ma penso che sia normale. È anche quello che mi tiene in movimento.
Quando un lavoro arriva alle persone, quando lascia qualcosa, per me è un enorme motivo di soddisfazione.
2) Come è nata la sua passione per i video?
A sei anni, sotto mia insistente richiesta, i miei genitori mi hanno regalato una videocamerina a cassette. Filmavo cerimonie, feste, ma soprattutto ci facevo sketch, spettacolini, e inventavo veri e propri film con i pupazzi. È iniziata così.
Poi ho mollato per un po’, ho fatto le superiori scegliendo l’indirizzo grafico, in quel periodo pensavo che fosse quella la mia strada. Ma lì c’era anche video come materia. E proprio durante uno stage in uno studio di produzione video, mi sono rinnamorato di questo mestiere.
Credo che la passione mi sia nata perché mi affascinano tutte le forme d’arte, e il video, in un certo senso, le contiene quasi tutte.
3) C’è qualcuno che artisticamente l’ha influenzata o, in qualche modo incoraggiata, nel scegliere questa professione?
I miei genitori non c’entrano proprio nulla con l’arte, sono praticamente l’opposto. eppure hanno sempre avuto un modo di pensare “da artisti”. Hanno capito prima di me quale fosse la mia direzione e mi hanno sempre sostenuto, anche nei momenti di incertezza.
Poi sì, nel tempo ho trovato ispirazione da tante cose: opere, atmosfere, piccole frasi che mi sono rimaste dentro. Ma i primi veri incoraggiamenti li ho ricevuti in famiglia.
4) C’è una tecnica particolare, un pensiero filosofico, un suono particolare che stimola maggiormente la fantasia e l’approccio creativo?
Camminare.
Sembra banale, ma è la cosa che più mi libera la mente e mi fa collegare i pezzi. Quando cammino, soprattutto di sera, sempre nello stesso posto isolato, tutto mi si chiarisce.
È come se i pensieri sparsi che ho accumulato durante la giornata o la settimana trovassero un ordine da soli.
5) La condizione del regista è determinante per la realizzazione di qualsiasi lavoro: lei è più solitario o sociale e condivisivo? se si quale. perché?
Tendenzialmente sono più solitario. Non perché non mi piaccia condividere, anzi. Ma il momento in cui nasce un’idea, per me, ha bisogno di silenzio.
Mi capita di lavorare anche in squadra, ma il primo impulso creativo arriva sempre quando sono da solo. Devo prima digerirmi le cose, farmi un’idea mia, anche se poi mi apro al confronto.
6) L’arte, la cultura, i conflitti sociali: da questi elementi trae benefici? E se sì, quali?
Sì, ma in modo naturale, non forzato.
Non mi siedo a tavolino con l’idea di inserire temi sociali o culturali nei miei lavori, ma è inevitabile che quello che succede intorno, l’arte che vedo, le cose che sento, anche i momenti più difficili o conflittuali mi entri dentro e poi riaffiori.
E quando collabori con artisti come Stefano o Roberto, che portano questi temi addosso, è impossibile non venirne toccati. Anche se non parlo direttamente di certe cose, mi capita di costruire immagini o atmosfere che, a modo mio, riflettono quel tipo di sensibilità.
Magari non me ne accorgo subito, ma se riguardo un lavoro dopo un po’, mi rendo conto che parla del tempo in cui è nato.
7) Salutandoci… Lei è molto giovane, ma per una persona giovanissima che vorrebbe iniziare questa attività artistica, che consigli darebbe?
Oggi abbiamo in mano strumenti incredibili. Fino a vent’anni fa certe cose potevi farle solo con budget enormi. Oggi puoi girare e montare un film con uno smartphone e farlo arrivare ovunque.
Non sarà come quelli di Hollywood, ma se hai una storia forte e un’idea chiara, puoi farla arrivare.
Quindi il mio consiglio è: non aspettare di essere pronto, perché tanto non ci si sente mai pronti. Inizia, prova. sbaglia, rifai e ingegnati: Quando l’idea è buona, i mezzi passano in secondo piano. Quelli più professionali arriveranno.
Intervista a cura di
Francesco Caprini
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