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Immagine del redattoreRoberto Bonfanti

gli ascolti di giugno 2023


Ci avviciniamo al giro di boa di questo instabile e sempre meno decifrabile 2023. Dunque, prima che i tormentoni estivi inizino a giocare a racchettoni con i consigli pomposi a reti unificate su come sopravvivere alle ondate di calore, ecco sei bei dischi usciti in queste ultime settimane.


Il titolo del nuovo album di Ettore Giuradei, “Nevrotica\Politica”, dice già molto. Il cantautore bresciano, pur senza rinunciare alla brillantezza e alla stralunata poesia che lo contraddistinguono, si lancia infatti in qualcosa che ricorda una serie di personalissimi talking blues dall’anima irrequieta e impregnata di una visione del mondo tanto pura quanto colma di un’affascinante malinconica disillusione.

Sa guardare la vita con una sorta di poetico disincanto, Galoni, e ha il dono di saper trasmettere all’ascoltatore ciò che vede attraverso canzoni genuine e lineari accarezzate da una vena di folk elegante e sognante, come conferma anche il suo nuovo “Cronache di un tempo storto”. Un album che riesce a raccontare il tempo presente con garbo e lucidità evitando la retorica.

È qualcosa di inaspettato, “Aura”, l’album d’esordio di Talèa. Un viaggio sonoro dal respiro moderno e internazionale, impreziosito dalla produzione di Flavio Ferri, in cui un’elettronica dalle tinte cupe che sa alternare frangenti ipnotici, momenti distorti e spazi di grande delicatezza in bilico fra folk e trip-hop accompagna canzoni intime intrise di un intrigante senso di fragilità.

“Solo fiori” di Paolo Benvegnù è un lavoro breve ma pieno di sfaccettature e spunti. Un EP in cui da un lato c’è un Benvegnù che si rituffa nell’approccio compositivo del suo esordio solista dando spazio a quella poetica intima e visionaria che è il suo marchio da sempre, ma dall’altro c’è un artista che sfodera anche una quasi inedita vena aspra e diretta di amarezza sociale che non fa sconti.

C’è un’intrigante commistione di pop alternativo, new-wave elegante e canzone d’autore ombrosa, in “Torpedine”, EP d’esordio de L’Avvocato Dei Santi dopo una serie di ottimi singoli. Un lavoro che mette in luce una sensibilità molto interessante, una bella scrittura e una grande maturità musicale che riesce a suonare pop pur senza rinunciare alla ricerca sonora e intimo pur senza mai ripiegarsi su sé stesso.

Potrebbe essere un album uscito dal catalogo storico del Consorzio Produttori Indipendenti, “Novecento” de Il Ciclo Di Bethe, e non solo perché fra gli ospiti figurano diversi personaggi provenienti da quell’area. Canzoni sporche, intrise di immaginario anni ’80 e ’90, approccio post-punk, poetica rock decadente e chitarre sferraglianti. Una bella botta di sano rock nel senso più underground del termine.


Roberto Bonfanti [scrittore] www.robertobonfanti.com

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