Gennaio ha sempre un’aria stranamente transitoria. I buoni propositi sono già dimenticati, le luminarie spente in attesa di essere rimosse vegliano malinconicamente sul grigio delle strade e ognuno cerca di muovere i primi passi incerti sul terreno instabile del nuovo anno. In mezzo a tutto questo, torniamo a consigliare qualche bel disco da ascoltare.
Usa le parole come sassi, Narratore Urbano, e le scaglia per urlare la propria visione del mondo contemporaneo. “CTRL”, il nuovo album dell’artista, è un condensato di pensieri amari e invettive furenti che si innestano su un crossover di rap abrasivo e rock alternativo dalle tinte scure. Un lavoro spigoloso, cupo, disturbante e personale dominato dal desiderio di prendere posizione miscelando diversi linguaggi.
È una bestia strana impossibile da catalogare, “T.R.I.P.” dei Carver. Nove tracce in cui l’indole narrativa cupa che il duo aveva mostrato in passato diventa il ponte di collegamento fra una serie di sperimentazioni elettroniche stranianti, intrise di umori assolutamente imprevedibili come un viaggio psichedelico verso oriente guidati da un vecchio guru in acido. Un lavoro irrequieto e avanguardistico che rompe ogni schema.
Sa scrivere con intelligenza in modo semplice e genuino, Tommaso Imperiali. “Meccanismi di difesa”, il suo album d’esordio, è una carrellata di canzoni pulite ma mai banali incentrate su un pop-rock d’autore dall’anima chitarristica prevalentemente acustica che racconta con immediatezza momenti di fragilità, pensieri intimi e frammenti di vita. Un lavoro fresco e immediato dall’animo piacevolmente sincero.
S’intitola “Quando resta solo il nome”, il primo album solista di Marco Ancona. Un lavoro con le radici ben piantate nel terreno fertile del rock alternativo di fine anni ‘90, con un sound compatto fatto di chitarre ruvide e atmosfere inquiete che valorizzano la scrittura tanto solida quanto evocativa dell’artista. Un esordio solista che punta dritto al sodo e segna la conferma di un autore con già una lunga storia alle spalle.
Si respira un’aria da fine anni ’90 intrisa di umori post-grunge e sonorità alternative-rock, fra le tracce di “Acqua remota” dei Rebis. Otto tracce viscerali fatte di sonorità chitarristiche distorte, atmosfere claustrofobiche, ritmiche massicce e melodie lineari che nuotano nel muro sonoro che le circonda come una lucina nel buio della notte. Un lavoro potente intriso del rock più radicale e graffiante.
È un viaggio sonoro particolare, quello proposto da “Reworked auttakes” di Autune. Dieci tracce imprevedibili in cui l’anima elettronica dell’artista amplia il più possibile il proprio respiro contaminandosi con qualunque cosa gli passi accanto, alternando così momenti ipnotici ad atmosfere dilatate, sperimentazioni spiazzanti e frangenti di grande delicatezza. Un lavoro inusuale dall’approccio curioso e intrigante.
Roberto Bonfanti
[scrittore]
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